Ciao,
quando ho ideato Qualcosa avevo immaginato dei temi specifici su cui focalizzarmi, e in questi anni ho parlato di tante cose - mindfulness e salute mentale, fisse, disordine (questa la dovete leggere assolutamente se siete team “in estate sistemo tutte cose”), lavoro, di esperimenti e di quando mi sono persa - ma è anche capitato che in alcune puntate la vita sia entrata prepotente, spalancando le porte di questo luogo, invadendolo come edera sui muri. Non mi è sempre dispiaciuto, anzi: questa newsletter in fin dei conti, tra le tante ragioni, è nata per regalarmi uno spazio tutto mio, dove raccontarmi, senza filtri - o quasi. E anche se ci sono dei momenti in cui la vita sembra fare di testa sua, è comunque la mia. Ecco perché non rimpiango nulla ma mi capita di pensare, a volte, di aver perso il filo del discorso.
Alla fine di questo giugno ne voglio riprendere uno però, e non certo per caso: ti parlo di genitorialità e di come una famiglia di cani mi sta insegnando qualcosa in più.
Come genitore sono cambiata molte volte. Sono stata quella che voleva partorire in acqua a tutti i costi ma poi si è accorta che voleva sdraiarsi per farlo. Pensavo che non avrei mai chiesto aiuto e invece mi sono dovuta ricredere. Mi sono convinta di avere un super potere grazie all’allattamento, perché potevo farlo ovunque anche sulla tazza del cesso, fino ad arrivare ai 15 mesi di mia figlia, stremata, e infastidita da quel gesto: non si cibava più da me, ma di me. Immaginavo di lasciarle i suoi tempi e invece sono stata una di quelle che le ha fatto bruciare un sacco di tappe, ero certa che l’avrei lasciata libera di scegliere i libri da sola e invece le ho messo in mano un sacco di albi illustrati, non ancora adatti all’età del momento, per evitare di comprare un orrido cartonato su trattori e ruspe. E la mia libraia me lo ricorda, SEMPRE. Che altro? Prima di diventare mamma avevo deciso che Elsa e Anna di Frozen non sarebbero mai entrate a casa nostra, sotto nessuna forma, poi però ho comprato gli stivali di Anna per mia figlia, perché sono bellissimi e doveva averli.
Mi ero immaginata di non metterla mai in punizione, di non farle mangiare cioccolato fino ai 12 anni, di farle vedere la televisione solo una mezz’ora al giorno, di giocare sempre con lei, e invece…
Sono stata la mamma calma, quella che urla, quella che ti prego spieghiamole tutto, anche le emozioni che non stiamo capendo noi, e poi quella che risponde solo: perché si.
Sono stata, e sono un genitore pieno di contraddizioni, come lo sono i miei, e prima di loro i miei nonni, e così via fino alla notte dei tempi. Nei mesi passati, non ho vissuto benissimo questa consapevolezza però: quasi ogni anno arriva un momento in cui mia figlia si trasforma e io non la riconosco. Non so come parlarle, come calmarla, come farle capire le cose che non vuole capire. Quando mi ritrovo in quella situazione mi sembra di guidare una macchina al buio con i fari spenti. Mi basterebbe avere un manuale d’uso di quelli degli anni ‘50 che ti spiegavano come mettere un semplice chiodo sul muro, pieno di consigli, trucchetti, formule magiche, pozioni, antidoti. Poi è arrivata (la terapia e) Bluey, questa canetta qui giù.
Dovrebbe essere un Australian Cattle Dog, che vive a Brisbane, in Australia of course, insieme alla sorellina Bingo, a sua mamma Chilly e al suo papà Bandit, gli Heeler. Bluey non è solo un cartone animato, ma un vero e proprio fenomeno culturale che ha conquistato famiglie in tutto il mondo.
Così tanto un fenomeno che esiste una Blueypedia, nel 2022 si poteva vincere un weekend a casa Heeler (no, non sto scherzando), e in rete si trovano oltre a tantissimi spezzoni del cartone, anche video di genitori (e di cani) che guardano rapiti il cartone in tv per poi accorgersi che i figli non sono più sul divano con loro. Un cartone così tanto diffuso che se non lo guardi potresti essere appellatǝ così.
Non mi spingo di certo a tanto, ma tra tutti i cartoni guardati, e riguardati dal 2018 a oggi, Bluey li batte davvero tutti: non so quando sia successo, con quale puntata esattamente, ma questa famiglia di canidi ha fatto davvero breccia nei nostri cuori, facendoci ridere e piangere a ogni episodio. A conquistarti è la rappresentazione autentica e divertente della vita familiare, e le dinamiche quotidiane sono davvero riconoscibili e comuni a molte famiglie, nel bene e nel male. Gli episodi da 8 minuti insegnano sempre qualcosa ma senza quell’effetto paternalistico tipo Seven Heaven: capire meglio le proprie emozioni, risolvere i conflitti, giocare con immaginazione e creatività per trasformare le attività più banali in avventure straordinarie, personaggi con differenti culture e background, ruoli genitoriali equilibrati, ma anche rappresentazioni di genitorialità diverse.
Un cartone per bambinз e genitori, dove si rintraccia un livello di divertimento per з primз, e un secondo livello dedicato ai secondi, fatto spesso di non detti e sguardi, capaci di raccontare la difficoltà di essere genitori, e di tutte le preoccupazioni della vita adulta. Bluey tocca tantissimi temi in un modo davvero poetico e speciale: si parla per esempio di rispetto, vecchiaia, amicizia tra adulti, salute mentale, bambinз prematurз, crescita. Nella puntata Campeggio, per esempio, Bluey fa amicizia con il francese Jean Luc: i due piantano insieme un seme con la speranza di vederlo crescere durante le loro giornate di gioco, ma all’improvviso il nuovo amico parte senza salutare Bluey. L’episodio prosegue con un timelapse dove il seme pian piano diventa un magnifico albero, fino a quando sotto le sue fronde si ritrovano dei Bluey e Jean Luc adolescenti.
In Tutine, si parla invece di infertilità senza mai nominarla: la sorella di Chilly si presenta a casa Heeler dopo molti anni di assenza, e immediatamente si percepisce che dietro alla sua scelta c’è un motivo, mai esplicitato. Quando le due sorelle si sdraiano sul prato e parlano tra loro, con mezze frasi, capisci subito - dalla stretta che senti a pancia e cuore - a cosa si stanno riferendo. E poi ci sono tutte quelle puntate che fanno sobbalzare dalla gioia le persone come me, dove i disegni cambiano per far volare altissima l’immaginazione (La fuga e Drago) spezzando in diversi casi anche la quarta parete come nella puntata in cui Unicorse - una marionetta usata da Bandit spesso per dare fastidio a moglie e figlie - viene informato da Bluey e Bingo della sua vera natura di pupazzo. Quella stessa notte Bluey sogna delle mani umane che disegnano parti del suo corpo e espressioni, che vengono poi animate in brevi fotogrammi. Quando si sveglia Bluey dice: che strano sogno ho fatto! Beh, quelle mani sono quelle del suo creatore Joe Brumm, che osservando i giochi delle sue figlie ha dato vita a una serie che pare valga 2 miliardi e su cui la Disney cerca di mettere le mani da diversi anni.
Chilly e Bandit sono due genitori di cui non si può provare una sanissima invidia, perché sono meravigliosamente imperfetti: giocano con le loro figlie ma hanno anche il desiderio fortissimo di avere 20 minuti tutti per loro per chiudersi da soli in una stanza; oppure può capitargli di essere talmente stanchi che l’unica cosa che possono fare è buttarsi sul tappeto in salotto e lasciare le figlie giocare tra loro. Ammetto che avevo un grande bisogno di sapere che si, si può essere dei genitori contraddittori. Tana libera tuttз!
Giugno per fortuna mi ha fatto un po’ dimenticare i mesi passati regalandomi delle call davvero interessanti, di cui mi auguro di potervi parlare presto in modo più approfondito. Ho anche sistemato il database clienti di questi (quasi) tre anni di partita iva scoprendo che:
potevo avere fin da subito una policy sul post invio preventivo, perché non c’è nulla di cui vergognarsi a chiedere se si accetta o no
non mi pento di aver detto quel no perchè il lavoro si paga, anche quando il progetto è bellissimo e di valore, anzi a maggior ragione diciamolo
ho lavorato bene, me lo devo riconoscere
Nel frattempo il progetto creativo che sto mettendo su insieme a mio marito ha già il suo primo preventivo nonostante non ci sia ancora stato un lancio ufficiale (!). Spero di riuscire a dedicarmici durante i mesi estivi, così la finisco con questo inutile hype.
A luglio ho ancora qualche posticino per fare una call conoscitiva, una chiacchiera di 30 minuti per scoprire cosa posso fare per te, per il tuo progetto o brand. Scrivimi prima che finiscano, così te ne vai serenamente in vacanza per ripartire a settembre, senza se e senza ma, col piede giusto.
Ho appena finito Orso di Marian Engel, con la traduzione di Veronica Raimo: librino immenso pubblicato in Canada nel 1976 che mi ha meravigliata come non succedeva da tempo. Se lo leggi preparati a tutto.
Sto leggendo Your letter di Hyeon A Cho. Bullismo, amicizia batticuore e disegni bellissimi in salsa coreana: che sogno!
Leggerò Manuale di caccia e pesca per ragazze di Melissa Banks, tradotto da Marcella Maffi: un regalo della mia amica Daria, che leggerò sicuramente sotto l’ombrellone.
Visto il tema della puntata consiglio a gran voce Inside Out 2. La visione nel cinema di quartiere, pieno e rumoroso, non è stata tra le migliori degli ultimi dieci anni, ma questa seconda avventura di Riley e delle sue emozioni, vecchie e nuove, è strabella. Crescendo si aggiungono emozioni che arrivano repentine, e ingestibili: facciamo conoscenza di Noia, Imbarazzo, Invidia e Ansia. La loro rappresentazione è talmente perfetta che ho pensato di uscire dalla sala (SPOILER) alla crisi di panico della protagonista. Menzione speciale a Nostalgia, adorabile vecchietta che ogni tanto fa una capatina ai piani alti per capire se c’è già bisogno di lei: spero che facciano presto un film numero 3, perché si merita il giusto spazio.
Accaldatissima e corrucciata (a me il caldo romano fa questo effetto) ti saluto con la speranza che questo numero tematico ti sia piaciuto. Non ho ancora deciso come saranno (e quando arriveranno) le prossime newsletter ma sono certa che saranno in versione light per tornare carichissime a settembre. Teniamoci comunque in contatto: puoi commentare qui sotto, scrivermi delle lettere, cuoriciare questa puntata e condividerla con chi potrebbe trovare Qualcosa interessante.
Ci vediamo a luglio, spero con i piedi in ammollo
A
Qualcosa è gratuita ma richiede davvero tanto lavoro. Se ti va puoi lasciarmi una piccola o grande offerta per sostenere questo progetto e il lavoro che c'è dietro offrendomi un caffè o un tramezzino. Grazie.
mannaggia, non avrei dovuto leggerla in pubblico! non posso nemmeno dare la colpa alle graminacee :) non ho figli, ma da quando ho raggiunto l'età che aveva mia mamma quando ci siamo incontrate per la prima volta, mi rendo conto che mi ritrovo molto spesso a pensare a quello che stava provando (e prova) lei. più ci penso e più crescere una bambina mi sembra un concetto pazzesco! un abbraccio virtuale a te e a tua figlia 🌼
Grazie Alice per aver raccontato e rappresentato esattamente le contraddizioni che vivo ogni giorno da 7 anni. Io che “Frozen non lo vedranno mai” devo assolutamente avere quegli stivali di Anna.