Sono una da fissa
Come è andato il vostro Ottobre?
A me non tanto bene. Dopo aver mantenuto botta per due anni e passa, il covid mi ha fatto visita in una delle settimane più importanti del mio gruppo di lettura, Strategie Prenestine: ho perso l’incontro con la scrittrice Lidia Yuknavitch, e la due giorni a Inquiete.
Il rodimento di culo è stato altissimo ma invece di avvolgermi nel piumone e piangere, ho comunque lavorato alle storie dell’account Instagram di Strategie, sentendomi un po’ più vicina a tuttз loro.
Per questo devo ringraziare di cuore Valentina B. per essere stata i miei occhi e il mio braccio: grazie.
Però però è anche vero che in questo ottobre qualcosa è successo: ho avuto una fissa e si chiama Roberta Lippi.
Io sono una da fissa. Inutile negarlo. Se analizzo gli ultimi 38 anni la mia vita è costellata di momenti in cui mi sono fissata pesantemente su qualcosa. Un libro, un cibo, una canzone, una persona: tutto può trasformarsi in un oggetto dell’ossessione e se so quando inizia non so mai quando finirà. Spesso sono le altre persone, quelle che mi stanno attorno, a decidere che è arrivato il momento di passare ad altro: sono talmente nauseate che mi implorano di smetterla.
Torniamo a Roberta Lippi, però. A metà settembre mentre cercavo qualcosa da ascoltare su Spotify un’illustrazione ha catturato la mia attenzione: due mani con il palmo verso l’alto che reggono una sorta di rosario con sopra la scritta Dragon Lady. Ho subito ascoltato il trailer scoprendo che si trattava del sequel di un podcast uscito nel 2019 dal titolo Soli. Così l’ho cercato e ho schiacciato play. Sono stata catapultata dentro un mondo di storie incredibili, impensabili, inimmaginabili. Ho scoperto un pezzo di storia di cui non sapevo nulla: per un decennio, che va dagli anni settanta ai primi ottanta, è esistita una comune nata sotto la guida spirituale di Bhagwan Shree Rajneesh, diventato poi Osho, che ha rivoluzionato la vita di migliaia di persone provenienti da ogni angolo di mondo. Persone che hanno lasciato tutto, che hanno venduto case, oggetti, vestiti per devolvere i profitti alla comune, persone che hanno iniziato a vestirsi solo di arancione, persone che hanno preso il mala e cambiato il loro nome, persone che hanno trascinato con se le famiglie, o al contrario se ne sono andate abbandonando figli e figlie.
Soli raccoglie le storie dei bambini e delle bambine, ormai adultз, che in quegli anni sono statз portatз dalle loro famiglie a vivere nelle comunità sannyasin di Osho. E sono storie da mettere i brividi: c’è Tim che sta in punta di piedi per cercare sua madre tra la folla tutta arancione, o Bindu che gioca insieme a altrз bambinз nelle strade di Puna mentre sua madre non ha idea di dove sia, c’è Satish che a soli sei anni ha il suo primo incontro sessuale e c’è Camila (Raznovich, proprio lei) che, a sei anni, si sveglia nel mezzo della notte con un febbrone chiedendosi dove cazzo sia la madre. Forse ho già spoilerato tanto e quindi mi fermo.
Le storie raccolte da Roberta Lippi sono pazzesche e terrificanti insieme e ne sono stata risucchiata così tanto che dopo aver finito Soli ho guardato il documentario Wild Wild Country su Netflix perchè volevo saperne di più: è il racconto di buona parte della storia della comunità di Osho, ma soprattutto della fondazione di Rajneeshpuram, la grande città costruita in mezzo al nulla in Oregon e della conseguente lite nata con il paese limitrofo abitato da 40 pensionati, di quelli con la testa d’alce al muro e il fucile in spalla, per intenderci. Quello che viene fuori è un quadretto niente male, pieno stracolmo di sotterfugi, intrighi, soldi, Rolls Royce, tentati omicidi, attacchi batteriologici.
Si tratta dello stesso documentario che ha lasciato così tante domande a Roberta Lippi da portarla a scrivere un instant book dal titolo Wild Wild Sheela. Le 100 cose che Wild Wild Country non vi ha detto e state cercando su Google (si, sto leggendo anche questo) e pubblicare Soli, Love Bombing e Dragon Lady. Quest’ultimo lavoro é quello che più mi ha colpita: forse perché è nato 4 anni fa da un incontro rimasto segreto fino a questo settembre, tra Lippi e Deeksha, una donna italiana tra le più potenti dell’entourage di Osho, responsabile della cucina della comune, che finalmente ha deciso di rendere nota la sua testimonianza; forse perché il quadro che man mano si delinea è davvero spaventoso: una comunità che si trasforma in una setta, segreti, liste nere, manipolazioni, abusi, la sete di potere, l’essere umano che mostra il suo lato vile, meschino, prevaricante. O forse è il mio preferito perché quando Deeksha si descrive ho ritrovato qualcosa di me, che mi ha fatto paura: una donna sarcastica, con un’enorme capacità organizzativa, una buona osservatrice in grado di capire le persone che la circondano, ma anche difficile e insicura e molto odiata. Osho ne ha fatto una Dragon Lady, una Zen Master, una donna capace di piegare le persone azzerando il loro ego: Deeksha è diventata un suo strumento di persuasione.
Ho amato tanto la storia di Deeksha perché a differenza di altre testimonianze è riuscita a mettere in luce i dubbi che l’hanno attanagliata nel corso degli anni: è sempre stata conscia di far parte di un esperimento che nessuno sapeva come sarebbe andato a finire. Un esperimento, già.
Come è potuto accadere, non fai altro che chiederti. E ancora: come è possibile che delle persone abbiano lasciato tutto per una ricerca spirituale trasformatasi in tutt’altro e che abbiano continuato a crederci anche quando le cose si sono messe male malissimo?
Mi faccio queste domande e allo stesso tempo credo che probabilmente anche io ci sarei cascata con tutte le scarpe.
Alla fine sono una che si fissa.
Ho appena finito Momenti straordinari con applausi finti di Gipi e… che dire? Gipi è un mostro di bravura, e sa scavare benissimo nei sentimenti umani, però la cosa che mi è rimasta di più è che ho sentito tantissimo la sua presenza, riportandomi alla memoria i video che faceva un po’ di tempo fa a Propaganda (è successa pure questa cosa, si). E mi ha infastidita, lo ammetto.
Sto leggendo un po’ di cose in contemporanea perché mi sembra di aver perso troppo tempo nei mesi precedenti. Insieme a Wild Wild Sheela, sto leggendo Io canto e la montagna balla di Irene Solà, con la traduzione di Stefania Maria Ciminelli, e ancora non mi è chiaro cosa ne pensi: mi piace e mi respinge insieme. A volte le descrizioni che fa mi manda ai matti, altre volte mi sento lì sulla montagna e respiro forte. Forse ve ne dirò meglio quando lo avrò finito.
Leggerò La casa dei tuoi sogni di Carmen Maria Machado, tradotto da Monica Capuani, perché era la mia proposta per la lettura di Strategie Prenestine del prossimo mese, ma non è stato votato. Lo scorso Natale cercavo un memoir da regalare a Valentina e sono incappata in questo titolo: ecco, lo voglio leggere da allora e adesso è arrivato il suo momento.
Avrete notato che nel mio delirio qui su ho citato un terzo podcast di Roberta Lippi, Love Bombing, nato come evoluzione della ricerca fatta per Soli e ovviamente non posso non consigliarvelo: è una raccolta di storie dove la necessità di essere amatз, riconosciutз, trovare risposte e un luogo dove sentirsi bene si collega in modo strettissimo alla manipolazione mentale. Un podcast da ascoltare perché tuttз potremo essere prontз a entrare in una setta.
Prima di salutarvi faccio una piccolissima postilla: ho lasciato fuori una marea di cose, tra cui Sheela che è tipo il personaggio più importante e incredibile nella storia della comunità sannyasin.
Ne sono consapevole, ma lo scopo era farvi venire la fissa pure a voi non raccontarvi tutta la storia: avete tutte le coordinate per cadere nel tunnel. Mi fate sapere come va?
Grazie grazie per avermi seguita dentro Qualcosa anche stavolta.
Alice