Ciao,
questa è una puntata che ha fermentato per un bel po’: si trova nelle bozze da giugno, ha avuto vari incipit, uno svolgimento confuso, mai una chiusura. Adesso ci riprova.
Se leggi Qualcosa dovresti sapere che tra aprile e maggio il mio solito flusso lavorativo ha rallentato bruscamente (trovi tutto in una delle puntate più lette finora). La mia agenda si è alleggerita e io ho avuto del tempo d’avanzo. E che ci ho fatto con questo tempo in più? Beh, l’ho trascorso online, e adesso ti racconto come è andata.
Uno dei lavori che improvvisamente ho smesso di fare mi vedeva proprio nel ruolo di social media manager: non potevo non chiedermi se forse forse non fosse arrivato il momento di smettere. Gestire gli account per altrз è un ruolo che mi stanca molto, preferisco di gran lunga dare supporto o insegnare, ma è vero che dipende molto per chi lavoro, e cosa devo comunicare. In due parole, deve piacermi. Per forza di cose, ho fatto quindi diversi ragionamenti sullo stare online, e sulle tante polemiche che nei mesi passati hanno infuocato i social (e sì, ne avevo già parlato).
Per quanto le motivazioni siano sempre diverse, a muovere queste (sterili) polemiche, secondo me, c’è sempre la frustrazione, il fastidio e l’odio che la maggior parte delle persone che li usa prova nei confronti dei social stessi, per le regole incomprensibili, inaccettabili, e anche verso tutte quelle persone che, invece, li vivono stando al gioco. La cosa che più mi manda in cortocircuito è che queste polemiche vadano in onda proprio sul social di turno, e che spesso chi ha sparso la benzina sul fuoco faccia, con quel post o storia, il botto - con un conseguente aumento cospicuo di visualizzazioni, condivisioni e commenti.
Tra uno scroll e una polemica, ad aiutarmi a capire meglio è arrivato un post di Giulia Ceirano, in cui mi sono ritrovata a tal punto che avrei voluto batterle un cinque alto. Riporto qui alcune delle sue parole:
la polemica di questi giorni mi ha fatto pensare - un’altra volta - che forse qui sopra si sta perdendo un po’ il senso del reale e della misura.
Mi pare si vada alla ricerca spasmodica dell’errore, dell’ostentazione, del merdone potremmo dire. Dimenticandoci una lunga serie di cose, a mio avviso, basilari:
- questo è Instagram. Esiste per mostrare. Non ci piace? Abbiamo, fortunatamente, la facoltà di starne fuori e pure con un gesto molto semplice: disinstalla app.
Io non trovo davvero altra risposta se non la sua. Disinstalla l’app. E aggiungo: sfollowa, unfollowa, smetti di seguire. Puoi farlo. Non voglio e posso credere che siamo davvero arrivati a essere come degli zombie, incapaci di decidere i nostri confini, le nostre regole per poter abitare uno spazio online con serenità. E che questa cosa si possa fare, me lo dice il tempo passato qui su Substack: un social che fa di tutto per esserlo, dove esistono regole, modi per alzare l’engagement, aumentare la propria lista iscrittз, ma dove si può ancora percepire un senso vero di community e una condivisione dei contenuti sincera, mossa solo (nella maggior parte dei casi) dal piacere di far scoprire ad altre persone quella newsletter che leggi sempre.
C’è da dire però - perché non voglio certo sponsorizzare i social come mero luogo meraviglioso - che in quel tempo di avanzo, mi sono resa conto sulla mia pelle, come i periodi di insicurezza diventino terreno fertile per un certo tipo di contenuto. Scrollando in modo compulsivo, ho avuto modo di notare come l’algoritmo sia riuscito a fare diligentemente il suo lavoro, in maniera attenta e precisa.
Mi ha stalkerizzata, analizzata, restituendomi contenuti che, a suo parere, potevano essere interessanti per me, e che palesemente si cibavano delle mie insicurezze del momento: mi ha mostrato annunci di lavoro in remoto, webinar sulla qualunque, corsi di copywriting, project management, social media management, e ceramica, così a buffo. E poi un numero spropositato di profili che potevano farmi finalmente guadagnare 10k al mese. E io, che lavoro online dal 2013 e ne ho viste di ogni, e che ho dalla mia il super power della terapia, ho cliccato consapevolmente sulle loro sponsorizzate, mi sono iscritta alle loro newsletter per ricevere freebie, guardare webinar, partecipare a imperdibili dirette alle 21:30 di sera.
Non sono impazzita. Avevo solo bisogno di osservare da vicinissimo come funzionano i/le fuffa guru, e perché e percome riescono a convincere le persone a dar loro dei like (e mi è capitato di vederne anche di persone che seguo/conosco) e dei soldi, spesso tanti, per avere consigli e metodi facsimile. Cosa è uscito fuori dal mio esperimento?
Dopo questi mesi di osservazione posso fare un identikit, anzi tre, con prima una premessa però: questi identikit, non solo mettono insieme molti profili, mischiati tra loro, ma sono anche volutamente esagerati e sopra le righe. Se ti sembra di riconoscere qualcunǝ, ti sbagli di sicuro. Ma bando alle ciance, la strada per i 10K è piena di sfide da superare:
IDENTIKIT N.1
Vive in un paese del sud del mondo e ovviamente è spesso in viaggio e ci tiene molto a sapere che tu lo sappia. Ha lasciato il posto fisso per cercare il successo e la felicità. Ci è riuscita e ora ti dice come fare uguale (uguale uguale) a lei, anche se non sei lei, ma vedrai funziona.
IDENTIKIT N.2
Ha un accento forse del nord Italia, ma non è dato sapere da dove dgt: il footer della sua newsletter dice dall’Arkansas, ma chissà. Le sue imperdibili dirette pullulano di persone che hanno guadagnato tantissimo grazie ai suoi consigli e se, putacaso una voce fuori dal coro tira fuori un piccolissimo dubbio in chat, viene silenziata dal suo incredibile staff. Ah, il suo staff! Ne ha uno bello grosso, e lo ripete numerose volte, fatto di psicologi e gente dell’intelligence: ti trovano sui social e ti scrivono in dm per sapere cose che possono tranquillamente leggere nella tua bio di Instagram. Ma forse non hanno tempo di farlo, devono lavorare, loro!
IDENTIKIT N.3
Donna bianca, ha dei tatuaggi, ama i tarocchi, la smorfia napoletana, gli arcani, e sa anche quando ti vengono le mestruazioni. Solitamente ha i capelli lunghi, spesso disordinati, come se si fosse appena svegliata. Può avere un trucco leggerissimo, quasi impercettibile, o al contrario pesante, ma solo sugli occhi. Anche lei è sempre in viaggio, ma in posti un po’ spirituali come la Thailandia, o l’Indonesia.
Ebbene, per me la strategia di queste persone è chiara, ma capisco che sia facile caderci dentro con le scarpe e la carta di credito, soprattutto se tra i like a questi contenuti ci trovi qualcunǝ che conosci e di cui magari ti fidi. Però però probabilmente anche quella persona là, ha le sue insicurezze, il suo momento no, e forse ha cercato un corso per avere nuove skill per vendersi meglio ed è così finita sul profilo di Pier-Bro. Magari ci ha anche fatto il corso e ha capito che in effetti era davvero un fuffa guru. Amica, amico, dillo a tuttз, allora. Aiutaci a difenderci.
Aspetti negativi e aspetti positivi convivono in tutte le cose, è innegabile. Siamo noi però ad abitare questi spazi, e possiamo decidere come farlo, e chi ha lavorato con me sa che è possibile:
se giochiamo nella stessa squadra, o nella stessa bolla, stiamo unitз, non ci pestiamo i piedi tra noi, usiamo le nostre energie per altro
mettiamo su una piccola rivoluzione e troviamo il nostro modo di raccontare e raccontarci che vada bene a noi, e solo a noi
preferiamo profili medio piccoli a quelli da 20 mila follower e smettiamo di seguire l’influencer che ci fa sentire meno bella, ricca, intelligente, attiva politicamente (che noia)
cerchiamo modi, sotterfugi per contrastare l’algoritmo, aggirare le regole e i ban di Meta (consiglio questo post di Michela Chimenti sulla questione Palestina e shadowban)
e se non vuoi più vedere la sponsorizzata del pilates al muro, o della ristrutturazione della vasca (true story) faglielo sapere a sti benedetti social!
La ripresa lavorativa è stata faticosa, ma questo settembre mi ha regalato una bellissima collaborazione, quella con
per la sua newsletter Fungotropìa: le ho insegnato tutti gli strumenti di Substack e ho disegnato un mondo tutto per lei - e per chi la leggerà - lasciandomi trasportare da spore, muffe, cappelli, lamelle, e gambi. Mai e poi mai avrei immaginato che dei funghi mi avrebbero incuriosita, appassionata e entusiasmata al tal punto. E sì, ne parlerò ancora, e ancora. Nel frattempo puoi andare a vedere che funghi sono venuti fuori nella prima puntata.La Clinica digital è operativa e al lavoro su vari progetti. Per ottobre ci sono ancora dei posti per le call conoscitive: mi scrivi tu?
Sul comodino c’è un gran casino: molti moltissimi libri iniziati e mollati. Settembre ha avuto ripercussioni anche sulle mie letture, anzi sulle mie non letture. L’unica cosa che leggo sono i libri di Dori Fantasmagorica a mia figlia. Valgono lo stesso?
Avevo iniziato Il metodo Kominsky un po’ per noia in un giorno in cui non sapevo cosa guardare, ma sono bastate davvero poche puntate per convincermi, che dopo Grace & Frankie, potevo e dovevo sapere come reagiscono due maschi bianchi all’età che avanza, tra relazioni amorose, funerali, lunghe pisciate per colpa della prostata, e consapevolezze tardive. L’amicizia tra Sandy (Michael Douglas) e Norman (Alan Arkin), mi è sembrata lo specchio perfetto delle relazioni tra maschi, in continua evoluzione tra cinismo e sentimenti trattenuti. Piccola perla, un po’ spoiler: se hai amato La guerra dei Roses c’è una sorpresa per te.
Fiu!
Eccomi alla fine di questa puntata, che ha aspettato buona buona di prendere aria. Come ti è sembrata questa newsletter fermentata? Fammelo sapere qui oppure commenta sotto. Se ti va condividila con chi vuoi, lascia un cuore. Decidi tu.
Ci leggiamo fra qualche settimana con l’edizione piccola.
Grazie per avermi letta. A presto!
Qualcosa è gratuita ma richiede davvero tanto lavoro. Se ti va puoi lasciarmi una piccola o grande offerta per sostenere questo progetto e il lavoro che c'è dietro offrendomi un caffè o un tramezzino. Grazie.
Che benessere leggerti. Vedere tutto messo in parola lo rende così gestibile, finalmente. Grazie!
Diverse nel lavoro che facciamo, ma appartenenti alla stessa generazione fatta delle stesse identiche problematiche. Mi ritrovo sempre nelle tue parole. Incredibile. E grazie ancora. Anche il mio incontro con te ha avuto il significato di una piccola grande rivoluzione. 🍄🍄🟫🍁🍂