Ciao,
posso finalmente raccontare di aver votato qualcosa, qualcunǝ, che ha superato la soglia di sbarramento. Sono soddisfazioni, eh. Ammetto però, che mi piacerebbe un giorno, a colazione, poter guardare mia figlia e dirle che il mondo che viviamo è davvero davvero antifascista. Credo mi tocchi aspettare. Nel frattempo non perdiamoci nella foresta per troppo tempo.
A gran sorpresa (soprattutto mia, diciamolo) di articoli sul blog stavolta ne trovi ben due: il primo è una sintesi di tutti i vari passaggi fatti fino ad arrivare alla creazione della Clinica digital, con tutti i fallimenti e le idee che le hanno dato vita;
il secondo articolo è invece la nuova puntata di Illustrami: dopo averle fatto questa promessa, durante un caffè virtuale, molto tempo fa, sono riuscita finalmente a intervistare Silvia Bes (la leggete già la sua newsletter
Non tergiversare e vai a leggere cosa mi ha raccontato!
Per la prima volta arriva qui una storia che mi hanno raccontato e che ha così tanto dell’incredibile che non posso tenermela. Non farò nomi giusto per evitare querele, ma chi sa sa e chi non sa: non può sapere di più.
Non so se hai mai avuto l’esperienza di vivere in affitto con coinquilini e coinquiline, ma ecco, non è per niente facile: condividere spazi con altre persone ti mette davvero a dura prova, soprattutto se le abitudini e i livelli di rispetto non sono simili. Se penso alle mie varie esperienze di convivenza mi vengono immediatamente i brividi sulla schiena. Ma oggi non parlo di me ma di G., che ha condiviso la casa per un po’ di tempo con una ragazza della Georgia con un’idea tutta sua del vivere insieme.
Ogni sera la piccola cucina comune si riempiva di persone invitate a mangiare cibo georgiano (che mi dicono essere assai speziato e piccante), e spesso capitava si fermassero a dormire, anche per diversi giorni. Per G. non era mai chiaro quante persone vivessero dentro casa e una volta, tornata dalle vacanze, ha perfino trovato una coppia che dormiva nel suo letto. Quando ha chiesto spiegazioni alla coinquilina, lei, ha prontamente risposto “in Georgia si fa così”, come se fosse una cosa assolutamente normale far dormire degli estranei nel letto di un’altra persona.
G. è una ragazza molto paziente e anche comprensiva, va detto, ma quando all’improvviso non ha più trovato la porta di ingresso, perché faceva troppo rumore quando la si chiudeva, e il muro della cucina perché era stato completamente buttato giù, ha iniziato a vacillare. La sua coinquilina voleva uno spazio più grande, un bell’open space: perché non prendere una mazzetta e farlo? Nessun permesso da parte del proprietario, nessuna CILA o SCIA, nessuna capacità architettonica o ingegneristica, nessuna rifinitura. Anzi buttando giù il muro ha anche fatto dei buchi sul soffitto, e i calcinacci sono rimasti per casa per giorni, e poi…
Un pomeriggio G. dormicchiava nel suo letto, ma si sentiva strana, intorpidita. Quando è riuscita ad alzarsi e a uscire dalla sua stanza si è subito accorta che in casa c’era odore di gas. Avvicinandosi ai fornelli ha notato che erano tutti aperti. Quando G. ha chiesto alla coinquilina il perché di quella follia, lei ha risposto: “quando fa freddo in Georgia facciamo così e poi forse ho rotto il tubo del gas”.
G. ha fatto le valigie dopo qualche giorno, ora vive felice in un’altra casa, e non sa se quella vecchia è saltata in aria. Ha finalmente scordato tutte le usanze georgiane.
E tu, hai mai fatto qualcosa di pazzo come prendere una mazzetta e buttare giù un muro solo perché ti andava? Oppure: hai mai avuto un’esperienza meh di convivenza? Puoi raccontarmi tutto nei commenti o scrivermi per dirlo solo a me, in gran segreto: non lo dico a nessuno, giuro!
Qualcosa torna a fine giugno, quando si brucerà a stare davanti al pc. Nel frattempo: idratiamoci e stiamo all’ombra il più possibile!
Abbracci
A
Io ho vissuto un anno a Barcellona in un appartamento con la proprietaria, la sua bambina piccola, la sorella della proprietaria, il suo bambino piccolo e altre coinquiline che cambiavano continuamente (tedesche, cinesi, honduregne ecc). I problemi maggiori, a parte il rumore e i bambini che mi entravano in camera perché non avevo una chiave per chiudermi, erano i turni per le pulizie (pulivo sempre io il bagno, praticamente), e il fatto che la proprietaria chiudesse ogni tanto il gas per non farci usare il forno. Un incubo, praticamente!
Una delle mie coinquiline faceva una pallina di carta igienica bagnata e la appiccicava dentro il water per controllare che nessun'altra di noi usasse il "suo" bagno, nel qual caso la pallina scendeva via con lo scarico. Peccato che a volte scendesse anche da sola e ci faceva le scenate, pure se nessuna aveva davvero usato il bagno. Il bagno che lei credeva suo in realtà era il bagno/lavanderia ad uso di tutta la casa ma lei aveva deciso che fosse solo suo, e noi altre tre dovevamo condividere l'altro