Vuoi una fetta di torta?
Ciao a te che oggi festeggi insieme a me un anno di Qualcosa, una newsletter che tutte le volte mi dimentico di scrivere e disegnare in anticipo. Ciao a te: volevo dirti
Mi sarebbe piaciuto organizzare una bella festa per questo primo anno di invii e magari preparare qualche sorpresa (ciao , ciao) ma indovinate un po'? Non ci sono riuscita, ehm. Aprile è stato un mese pienissimo e non è ancora finito, ecco. Ma soffiamo almeno la candelina, dai.
Dicevo, aprile è stato bello intenso. A dirla tutta tutta è stato un vero e proprio bagno di consapevolezza. Ho chiuso il mese di marzo con diverse pippe mentali, interrogandomi soprattutto su come far dialogare il mio lavoro di strategist e social media manager con quell’altra parte di me che, giorno dopo giorno si sta sempre di più facendo spazio (e che per moltз di voi è la mia occupazione principale), nonostante io faccia ancora fatica a vedermi come tale, cioè l’illustratrice. Vi sembrerà sciocco, ma per me dirlo ad alta voce non è per niente facile. Scriverlo, poi, lo è ancora meno.
Soffro - ahimè - di una convinzione molto italiana, come direbbe Stanis La Rochelle, che serva un foglio di carta ad attestare il mio ruolo nel mondo. Per esempio: ho una laurea specialistica in Lettere a indirizzo spettacolo e lavoro nella comunicazione digitale dal 2013. Nella mia testa però il non avere la laurea in Scienze della comunicazione mi fa sentire spesso un'impostora. Altro esempio, direi eclatante: disegno dal 2020 ma quando le persone mi dicono “ah, ma tu sei l’illustratrice di Strategie!”, io divento rossa, faccio la vaga, e inizio a balbettare frasi in klingon.
E lo so che non è certo un foglio con il mio nome sopra a fare di me qualcosa. Parla quello che fai e che mostri alle altre persone. Lo so e ci sto lavorando, lo giuro.
Pian piano gli interrogativi hanno iniziato a trovare pace, grazie a vari eventi accaduti in queste settimane.
1. Ho fatto un bel po' di chiarezza grazie a una chiacchiera virtuale con Silvia Benedet, che ho "conosciuto" durante Una stanza tutta per te, masterclass di Valentina Aversano. In quella occasione, Silvia si è subito presentata come comunicatrice digitale e illustratrice (a differenza mia), sottolineando la mancanza di un termine che la descrivesse in toto. Sentendola parlare mi si è immediatamente accesa la curiosità nei sui confronti, ma la scintilla vera e propria è scattata poi grazie a Valentina: secondo lei potevamo avere dei punti di contatto nelle nostre identità professionali e così, dopo qualche giorno, Silvia mi ha scritto per organizzare un appuntamento e conoscerci meglio. Beh, devo ringraziarla per averlo fatto perché ci siamo raccontate l'una all'altra senza filtri, regalandoci anche dei piccoli consigli: è stata una bella chiacchierata da cui sono uscita carica e con nuovi input. E sicuramente sentirete parlare ancora di lei (spoiler!)
2. C’è stato il lancio di Illustrami, altra botta fortissima di consapevolezza e gioia. Si tratta di un’idea nata più di un anno fa e che a lungo si è nascosta tra le pagine di un quaderno: salvare il mondo dalla bruttezza intervistando le mie figure mitologiche preferite, le illustratrici. L’ho tirata fuori da lì, le ho fatto prendere aria e adesso è vera davvero. Le prime due puntate hanno come protagoniste, la madre dei Lamentini Tostoini e l’illustratrice, slash libraia, slash archeologa Carla Dipasquale. Ho iniziato a svelare i loro segreti e manie, curiosità varie e la loro visione del mondo, illustrato e non. Ma non solo: ho iniziato a scoprire che avere paura è normalissimo, e lo è anche aspettarsi che, a un certo punto, arrivi qualcunǝ a dirti che ti stai spacciando per illustratrice. Se ve le siete perse potete recuperarle qui: puntata uno e puntata due.
3. E poi è arrivata la mail di Stefania Pecere, ma ve ne parlo nel nuovo boxino dedicato alle cose di lavoro.
Dopo esserci viste/conosciute virtualmente alla Masterclass già citata, Stefania mi ha scritto una mail perché si era finalmente decisa a dare vita alla sua newsletter ma aveva bisogno di una persona che la aiutasse a destreggiarsi tra le varie piattaforme e che potesse insegnarle a cavarsela in solitaria. Mi sono occupata di tutte le questioni tecniche, sempre in confronto diretto con lei e in queste settimane abbiamo studiato e lavorato insieme per poter inviare il primo numero di Controra. Ma non solo. L’illustrazione che aprirà ogni numero è la mia, e ne vado molto orgogliosa. Iscrivetevi!
Segnalo anche, sempre con orgoglio che a inizio mese è uscita la mia intervista su Dispacci, la newsletter di Samantha Colombo, etnomusicologa di formazione e digital editor di professione: mi trovate in compagnia di Nina Simone.
Ho appena finito Sunny, primo volume di sei del manga di Taiyo Matsumoto: sto cercando di prendere le misure con questo genere di fumetti e siccome mi sa che non ho più l'età per leggere One Piece, mi sono cercata un manga leggerino, come piace a me. Sunny è infatti la storia di un gruppo di bambinз e ragazzз che vivono in un orfanotrofio e che conosciamo man mano mentre giocano, immaginano e litigano (soprattutto). Bello bello.
Sto leggendo Il tempo è un bastardo di Jennifer Egan, traduzione di Matteo Colombo: è stato votato per la parola musica come libro di aprile di Strategie Prenestine e ovviamente non l'ho finito in tempo per la discussione del 18. Avevo dei dubbi che potesse piacermi, perché pensavo fossi diventata troppo grande per questo libro. Beh, mi sbagliavo.
Leggerò Dove non mi hai portata di Maria Grazia Calandrone per colpa di quella cosa matta che facciamo insieme a Strategie: leggere tutta la dozzina Strega. Il suo primo romanzo Splendi come vita era stata una bella sorpresa, quindi ho buone vibrazioni.
Kathryn Hahn la amo immensamente dai tempi di Happyish, cinica e cattivissima serie tv del 2015 che, inspiegabilmente e ingiustamente, non è mai arrivata alla seconda stagione.
Quando ho visto il suo bel viso su Disney+ nella locandina di Tiny Beautiful things mi ci sono fiondata senza manco leggere cosa aspettarmi. E ho fatto bene benissimo.
Kathryn Hahn è Clare, una donna sopra i 40 con un marito e una figlia e un lavoro ma completamente allo sbando per tutta una serie di motivi, primo fra tutti il non essere riuscita a diventare una scrittrice. Ogni puntata si gioca in un continuo rimando tra passato e presente e man mano Clare diventa meno stronza, meno egoista, meno incompresa.
L’ho amata così tanto che non ho ancora visto l’ultima puntata perché non voglio che finisca.
Eccoci, alla fine di questo numero. Spero che, nonostante la festa improvvisata, la torta vi sia piaciuta. Tornate presto e portate sempre amici e amiche a volontà. Se poi mi volete fare un regalo piccolissimo potete farlo qui.
Grazie davvero di cuore da parte mia e di Qualcosa.
Ci vediamo a maggio!