Potrei fare il resoconto del 2023.
Potrei raccontarvi cosa ho capito, dove ho sbagliato, come mi sono migliorata.
Potrei fare un elenco di link di cose che hanno caratterizzato quest’anno.
E si, potrei anche scrivere una lista di propositi (buoni e cattivi) per il 2024.
E invece no, vi parlo di stelle e emersioni.
Qualche sera fa, uscendo da casa di Luisa e Giulia, ho visto le stelle e mi è parso che fosse la prima volta. La mia testa è andata oltre i tetti e gli occhi si sono allargati. La mia bocca di bambina ha detto “le stelle!”, perché davvero mi sembrava la prima volta. Sono stata invasa da meraviglia e stupore e sono rimasta in quella bella sensazione fino a quando ho potuto. Da quanto non le vedevo? Dove si erano nascoste, mi sono chiesta. Loro, a pensarci bene, ci sono sempre: a non vederle siamo noi che non alziamo mai lo sguardo, o ci troviamo in posti troppo illuminati e loro si perdono.
Davvero stanno sempre lì: ci osservano, ci guidano, ci lasciano esprimere desideri, ci fanno sentire piccolз, ci ridimensionano, ci mostrano l’immenso.
Qualche mese fa, dopo una mattinata lavorativa intensa, in piedi nel corridoio e pronta per uscire di casa, sono stata colta dalla stessa sensazione di stupore e meraviglia. Una meteora mi ha attraversato i pensieri e mi sono sentita pienamente soddisfatta di me stessa. Sembrava la prima volta, forse lo era, davvero. Non saprei dirlo. Tutto è stato così intenso che non sono riuscita a restare in quella sensazione. Ne ho avuto paura, credo. Dopo due giorni ne ho scritto su un piccolo quaderno, che ho sul comodino, dove mi appunto pensieri, liste, cose random che se rileggo non hanno più senso. Questa, un senso, lo aveva.
Ecco, a me sembra di essere stata a lungo immersa per un po’ sotto l’acqua.
Un’acqua per niente limpida, e trasparente ma torbida, densa, pesante. Le cose che ho visto, sentito e pensato erano falsate, distorte, stravolte. Da cosa, da chi? Da me.
Scappo se c’è da sentirmi soddisfatta, rimango se c’è da dirmi che ho fatto un gran casino. Anzi, prendo posto, mi spaparanzo e srotolo la lista di sbagli, errori e rimproveri vari. Però, adesso so che le stelle ci sono sempre anche quando non le vediamo. Riemergo pian piano, lascio che la testa apra il pelo dell’acqua, che gli occhi si schiudano tra acqua e aria, che guardino. E si lascino illuminare dalle stelle.
Io vi auguro che il 2024 sia un anno di emersioni consapevoli e di stelle luminose e che sia un anno spensierato, davvero.
Auguro al cielo sopra a Gaza, a Jabalia, a Khan Yunis, a Rafah, al cielo palestinese tutto, di tornare a riempirsi di stelle: che possano mostrarsi a chi rimarrà vivo, che ne esaudiscano i desideri di pace e libertà.
Il 20 dicembre ho tirato un enorme sospiro di sollievo, perché dopo mesi di lavoro ho presentato finalmente la strategia per una nuova cliente, conosciuta ad agosto con una mail che pensavo avesse scritto un hacker e invece era solo entusiasmo. Sono molto felice perché parte di questa presentazione l’ho fatta insieme a Federico, che ha curato tutta la parte relativa alla brand identity. E spero, vivamente che il 2024 ci porti altri progetti in tandem perché è stato faticoso (!) ma anche molto emozionante.
Poi: prosegue il lavoro per
che nel frattempo è sbarcata qui su Substack; il lancio della newsletter di è andato alla grandissima e il numero in arrivo a gennaio è SBAM, ve lo dico (ci si iscrive qui); continuo a curare la comunicazione social della rivista DWF e se siete alla ricerca di un regalo davvero femminista potete acquistare, fino al 15 gennaio, il numero 100 - un po’ rivista, ma anche albero e manifesto - insieme alla shopper a soli 10€.Fino al 7 gennaio sono in out of office, ma se cercate informazioni, avete proposte di collaborazione, progetti da sistemare: scrivetemi!
Ho appena finito Il tarlo di Layla Martinez, tradotto da Gina Maneri: me lo sono mangiata in due giorni, o forse è meglio dire che sono stata mangiata dal libro, dalle sue tinte cupe, dagli scricchiolii, dai brividi che mi hanno percorso la schiena, senza sosta. Martinez, poi, ha quella scrittura che piace a me, fatta di punteggiatura anarchica. Bello bello bello.
Sto leggendo Sotto la falce di Jesmyn Ward, con la traduzione di Gaja Cenciarelli. Un memoir doloroso dove vita e morte si rincorrono senza tregua. Ward racconta cinque morti di persone care, intrecciandole ai suoi ricordi in un Mississippi in cui a fare da padrone sono il razzismo, la disoccupazione, e la povertà.
Leggerò Un dettaglio minore di Adania Shibli, traduzione di Monica Ruocco: perché in Palestina continuano a morire bambini, donne e uomini. Perché le prigioni israeliane pullulano di persone costrette a umiliazioni, percosse e stupri. Perché c’è (da) sempre qualcuno che pensa di avere più potere di altri e questo libro parla di tutte queste cose.
Rimango in tema e vi consiglio di ascoltare Bibi e Hamas, il piccolo podcast (per ora solo tre puntate) di Karem Rohana: storie di Palestina ma anche di Israele, di prigioni e evasioni, di soldatesse e vangeli, di nomi e pezzi di vite che non avremmo mai conosciuto probabilmente e che invece dovremo conoscere e far conoscere a più persone possibili. Facciamolo.
Conto nella prima settimana di gennaio di rimettere ordine a un po’ di cose, tra cui Qualcosa (e pure il blog, ormai abbandonato, e una lista infinita di altre cose).
Se riesco - incrociate le vostre dita, dai - ci leggiamo a metà gennaio, se invece va tutto in vacca il nostro appuntamento rimane a fine mese. Io adesso vado a chiudere le valige, voi fatemi sapere qualcosa sulle vostre emersioni, o sulle stelle: qualunque cosa andrà bene. Ciao!
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Che bello leggerti così, mentre riemergi e scopri di essere più te che mai ❤️