Ciao,
anche tu perplessǝ come me?
Leggo le notizie, scrollo instagram, vedo cosa c’è nell’immaginario di Trump (non lo linko ma immagino tu sappia a cosa mi riferisco), e ho continui sbalzi d’umore: passo dall’ansia più pungente, alla speranza più rivoluzionaria. Comunque mi prenda, continuo a pensare fermamente che dovrei fare come Sheldon Cooper e tenere lo zaino pronto per l’apocalisse, dentro l’armadio. Ho paura di questa deriva fascista che dilaga in ogni dove: è uno slime appiccicoso e gigante, un blob cupo e denso che pian piano inghiotte ogni cosa, fuori ma anche qui, nell’online.
Il futuro dei social
So che ci sono cose ben peggiori che stanno accadendo, e di cui mi dovrei preoccupare ma per ovvi motivi in questi mesi non faccio altro che ragionare al futuro di questi spazi social che abitiamo quotidianamente: mi sto spaccando la testa ma non sono in grado di arrivare a una sola risposta, che sia inoltre convincente.
Ho avuto consapevolezza di questi pensieri quando a metà gennaio un cliente mi ha chiesto come mi posizionavo riguardo alle dichiarazioni di Zuckerberg riguardo la sospensione del fact checking, aggiungendo che avrebbe preferito non fare adv su Meta, perché temeva in un abbandono delle piattaforme: ho prontamente risposto di aver piena consapevolezza di lavorare per il male da sempre, e che a mio vedere l’abbandono non ci sarebbe stato, o almeno non in maniera così repentina.
Vero è che in queste settimane ho letto di varie persone che hanno deciso di vivere meno (non abbandonare, quindi) i loro canali Meta per dedicarsi ad altre piattaforme. Qui su Substack, per esempio, si è popolato assai: sono arrivate nuove newsletter, e chi ne aveva già una ha iniziato a usare molto di più Notes, con contenuti che definirei più di svago: se prima capitava di vedere per lo più note relative alla condivisione della propria pubblicazione o a quella di altre persone, adesso lo scrolling (perché si fa anche qui sulle rive dorate di Substack) sembra essere più variegato, e tra un restack e un altro, capita di vedere anche foto di cani e gatti, colazioni, città e pensieri sparsi.
Tra le persone arrivate da poco anche
- con la newsletter dal titolo più bello ever: - che ha riassunto in una nota perfetta quello che, per me, è stato per molto tempo e che ancora in parte continua a essere “l’effetto Substack”, soprattutto se paragonato alle altre piattaforme:Nulla ci appartiene
Dopo essermi asciugata le lacrime dal ridere, ho tremato giusto un po’. Quando arriva una nuova piattaforma social, e ci registriamo per la prima volta, scriviamo il nostro primo contenuto, iniziamo a seguire altre persone e a essere seguitз, abbiamo sempre questa sensazione adrenalinica da pionierз, un po’ come Tom e Nicole nella scena finale di Cuori ribelli in cui piantano la bandierina sull’agognata terra dove costruire finalmente la loro casa. Il film finisce lì, ma noi - grazie al grande spoilerone che fa sempre la storia - sappiamo come va a finire: non bene.
La verità è che siamo animali con grandi difficoltà nel preservare, nel custodire, nel prenderci cura di. Non posso non pensare che per come si sono messe le cose sulle tutte le altre piattaforme non accada, all’improvviso, un fastidioso cambio di passo pure qui, con conseguenti riversamenti di bile.
Che poi, a dirla tutta: scappiamo da Meta perché si sta trasformando nello strumento di potere dei governi fascisti per venire su una piattaforma dove pascolano liberi i nazisti, e dove crediamo di avere piena libertà di azione. Peccato che non possiamo definire questo spazio come nostro, e che anche qui vengano messi in atto vari giochetti persuasivi che ci convincono - costringono? - a rimanere sulla piattaforma e a farci scaricare questa benedetta app. Ne ha parlato in maniera approfondita
in questa puntata di .Su questo tema ho scoperto da poco anche
e la sua newsletter , leggendo proprio questa nota qui sottoQuando ho letto le sue parole ho fatto la ola, perché mi ritrovo in tutto e per tutto: soprattutto sulla consapevolezza che non stiamo facendo nessuna rivoluzione, e sull’horror vacui di vedere la trasposizione della bacheca di Facebook pure qui.
E quindi, come andrà a finire? Francamente non ne ho alcuna idea, ma so che più di dieci anni fa ho deciso di lavorare nel mondo della comunicazione digitale e i social sono la mia cosa, e per adesso non ho nessuna intenzione di abbandonarli. Anzi. Voglio continuare a viverli come ho sempre fatto: eticamente, senza seguire trend, cuoricini e algoritmi, costruendo e curando relazioni. Nel frattempo lavorerò per fare in modo che tutte le cose, date in pasto alle varie piattaforme in questi anni, vengano conservate finalmente sul mio sito, dandogli l’importanza che meritano: è una cosa a cui penso da tempo ma la spinta finale mi è arrivata leggendo le parole di
scritte nella sua Koselig numero 178.Leggile anche tu, e falle tue: forse un’altra possibilità c’è.
Ho scritto un pezzo molto personale per la nuova puntata di Una figlia per amica di
, dedicata al rapporto tra nuora e suocera, che da secoli travisiamo, giudichiamo erroneamente per colpa del patriarcato: trovi la puntata qua.Sono molto grata che la Clinica Digital abbia ripreso un flusso lavorativo costante e che stiano accadendo un sacco di cose belle. Il lavoro con RVM è diventato finalmente operativo: con strategia e calendario editoriale alla mano abbiamo iniziato a pubblicare nuovi contenuti per far conoscere meglio il prezioso lavoro di questa micro casa editrice. Ho anche completato la strategia per Pomerium, uno studio di psicologi, che dal prossimo mese sbarcherà sui social con una comunicazione tutta nuova: non vedo l’ora di rimboccarmi le maniche.
So che lo senti anche tu, questo fermento nell’aria. È la primavera che si avvicina, e con lei la voglia di aprire quei cassetti dove si nascondono idee, progetti e cose che hai rimandato. Io sono pronta e anche le mie call conoscitive, 30 minuti di chiacchiere, senza impegno, per capire se sono la persona giusta per te: trovi le disponibilità qui.
Non mi reputo un’acquirente compulsiva e impulsiva, anzi solitamente giro attorno alle cose da comprare a lungo, magari metto tutto nel carrello ma prima che poi schiacci su acquista ce ne passa di tempo. Posso dire di aver modificato questa abitudine qualche settimana fa acquistando tre mesi di MUBI (a solo 1€) dopo aver visto le storie di Alessia Ragno, senza manco pensarci su. Vorrei poter dire di aver visto un film al giorno ma, ahimè, alcune giornate mi crepano talmente tanto che mi addormento ancor prima di digerire la cena. Però però posso consigliarvi The Humans con un cast davvero wow, dove una famiglia si riunisce per il ringraziamento in un appartamento abbastanza spettrale e architettonicamente bislacco e, nel corso della giornata, tira fuori vari drammi personali con un finale da cardiopalma. Era molto tempo che non mi capitava di guardare un film e emozionarmi eccessivamente per certe scelte stilistiche e estetiche. Mi mancava.
La puntata di febbraio finisce qui, ma io torno da te a metà marzo con l’edizione piccola, e con la speranza che il mondo riesca a raddrizzarsi almeno un po’.
Se vuoi dirmi qualcosa anche tu, puoi farlo qui oppure se leggi direttamente da Substack puoi lasciarmi un cuore o condividere questa puntata con chi vuoi tu.
A

Qualcosa è gratuita ma richiede davvero tanto lavoro. Se ti va puoi lasciarmi una piccola o grande offerta per sostenere questo progetto e il lavoro che c'è dietro offrendomi un caffè o un tramezzino. Grazie.
Costruire e curare relazioni attraverso i social è anche il mio modo di stare qui e altrove. Grazie come sempre Alice 🩷
Vedo che in molte e molti stiamo ragionando sulle stesse cose...