Qualcosa che non sapevo di voler scrivere


Poi ti viene la nausea
Mia madre mi ha insegnato moltissime cose, la maggior parte attraverso l’uso di frasi divenute per me indelebili, nonostante gli anni che passano, i pezzi che mi perdo, le cose che dimentico. Tra queste c’è sicuramente “non leggere e non scrivere in macchina che poi ti viene la nausea”.
Ecco, questa è la mia prima newsletter e la sto scrivendo in macchina, sulla E45 direzione Perugia.

Come sono finita a scrivere una newsletter?
Bella domanda. Potrei dire che non ci avevo mai pensato, ma probabilmente non è del tutto vero. È sempre stato uno di quei pensieri veloci, uno di quelli a cui non fai caso (quasi), uno di quei pensieri che scacci con una mano, come le mosche in estate. Per dirla tutta, è uno di quei pensieri che andrebbe etichettato con la dicitura “non ci ho mai creduto veramente” e quindi ho lasciato perdere, convinta anche dalla simpatica vocina che vive con me e che mi ripete “ma cosa vuoi che gliene freghi alla gente di leggere una newsletter tua?” e altre brutte cose, perché non è veramente simpatica, diciamocelo.

Poi però incontri delle persone che ti fanno vedere tutto sotto un’altra ottica e tutto si frantuma per ricomporsi magicamente davanti ai tuoi occhi, con un aspetto tutto nuovo e diverso. Questa idea quindi c’è sempre stata ma non la vedevo perché tenevo gli occhi chiusi.
Gli occhi me li ha aperti Valentina, che è una scovatesori, non solo di libri ma anche di poteri, doni, qualità nascoste che non si conosce di avere, o che si finge di non conoscere per la troppa paura.

Valentina ti ascolta con attenzione, come se fosse la prima volta che parla con te, ti osserva e poi ti mette in mano uno scrigno pieno di cose luminose che tu osservi sgranando gli occhi mentre pensi “oddio, ma è vero, è proprio così”. Lei illumina le cose con una torcia in mano, e poi lascia fare a te.

Ma io che sono nata sotto il segno della diffidenza ho rallentato, ho fatto finta di niente, sostenuta anche da quella vocina lì (che ancora non tace, eh, neanche adesso che questa faccenda diventa ogni giorno più reale). Mi sono distratta, ecco.

Però questa idea è rimasta lì, a farsi spazio: si è seduta, mi ha lasciato distrarre ancora una volta, si è fatta un pelo più grande, ogni tanto mi ha (ri)chiamata per poi farmi (ri)tornare alle cose mie, ha scodinzolato, mi ha fatto le feste, si è tramutata in piccolissima spina e mi ha punto il dito.
Si è nascosta sotto l’epidermide e ogni giorno si è fatta sentire, riportando l’attenzione su di se. E io, che in questi mesi ho imparato ad ascoltarmi in modo consapevole, non potevo non occuparmene. L’ho accarezzata, coccolata, abbracciata, chiamata per nome.

Quindi ci siamo, è tutto vero, e sta succedendo adesso (cit.): questo è il numero zero di Qualcosa, la mia newsletter. Arriverà nella vostra casella l'ultimo mercoledì del mese, e dentro ci troverete i miei disegni e quello che mi appassiona, la fissa del momento, le letture, gli ascolti, le visioni.

Una cosa che, per me, non deve mai mancare in una camera da letto è il comodino. Se dormo in case dove non ci sono, scapoccio un po' e poi trovo immediatamente qualcosa che colmi il vuoto, altrimenti dove poggio il libro che sto leggendo in quel momento? Da che ne ho memoria il mio comodino è da sempre un deposito/libreria: è lì che ci sono i libri che ho in lettura e quelli che vorrei leggere, insieme ai libri che ho abbandonato ma che non ho il coraggio di etichettare come tali. Prendendo ispirazione da un template disegnato dall'illustratrice Valentina Merzi, qui sul comodino troverete tre letture: quella appena conclusa, quella corrente e la prossima.
Ho appena finito La pesante valigia di Benavides (con la traduzione di Maria Nicola) di Samanta Schweblin e dopo aver letto tutti i suoi libri finora pubblicati in Italia, posso dire di avere una bella cotta per lei e per la sua scrittura. La domanda che mi faccio più spesso mentre la leggo è "ma che mente pazzesca e spaventosa ha?". Questi sono racconti tutti sospesi: un po' sogno, un po' horror.
Sto leggendo I margini e il dettato di Elena Ferrante: per ora mi sento di dire che mi sta illuminando. Questa lettura si infila in quella che credo sia la mia fissa del 2022: leggere libri che parlano di scrittura, dei suoi trucchi e dei suoi inganni.
Leggerò Inventario di alcune cose perdute di Judith Schalansky (con la traduzione di Flavia Pantanella) perché è sul comodino da troppo tempo: me lo ha regalato la mia Secret Santa, Silvia. Direi che è ora, no?

Questo sarà invece lo spazio dedicato alle scoperte felici, quelle che mi hanno fatto battere il cuore, urlare wow, agitare il sedere dalla gioia. Potrebbero essere serie tv, film, podcast, libri, illustrazioni o chissà.
Stavolta, visto che questo 25 aprile è stato davvero molto emozionante per me (scendere di nuovo in piazza, cantare, ballare, vedere le facce felici delle persone, osservare l'umanità diversa e colorata mi era mancato assai) vi consiglio l'ascolto delle due puntate che Missconosciute hanno dedicato alle donne della Resistenza. Ecco la prima. Buon ascolto!
Qualcosa vi saluta e torna a maggio! Se volete raccontarle qualcosa che vi è piaciuto o anche qualcosa che proprio non è vi è andato giù, potete scriverle a qualcosa@alicefadda.com.
Io, invece, vi ringrazio saltellando dall'emozione per aver letto questo primo numero: GRAZIE DI CUORE.
Alice