Pippero

C’è stato il grosso rischio che questo numero dicembrino di Qualcosa si trasformasse in una lunga lista di propositi per l’anno nuovo e invece mi sono auto bacchettata le mani ricordandomi che tanto con me pippero che funzionano i buoni propositi e che se proprio proprio volevo scrivere una lista poteva essere quella della spesa di prodotti sardi da riportare in continente (ehia, lo diciamo davvero).
Una lista molto più sensata, diciamolo: mangio con più gioia e non ho l'ansia da prestazione.

E mentre ragiono se comprare o no le sebadas e schivo sui social le liste di buoni propositi delle altre persone, mi sono portata avanti facendo una cosa per me piacevolissima a cui solitamente mi dedico nei primi giorni dell’anno nuovo: guardare il mio anno in libri su Goodreads, per rileggere i titoli che ho letto e ricordarmi dei vari pezzi di strada che ho fatto proprio grazie alle letture.

So che diverse persone potrebbero trovare questa pratica presuntuosa e magari fastidiosa ma davvero credetemi non vedo la lettura come una competizione, anzi. Dopo la nascita di mia figlia ho avuto enormi difficoltà a riprendere costanza con questa pratica: stanchezza diffusa, mancanza di tempo, poca concentrazione hanno portato a un blocco che è durato a lungo, troppo a lungo. Per me vedere i progressi nel corso di questi anni e essere riuscita a raddoppiare il mio obiettivo per il 2022 significa essere stata capace di ritagliarmi tempo per me stessa e per i libri. E questo é un traguardo da festeggiare.

Per restare in tema libri, la scorsa settimana ho letto Questo mondo non ci appartiene di Natalia García Freire, tradotto da Lara Dalla Vecchia. Me lo sono regalata dopo aver chiesto consiglio a Edizioni Sur perché ero alla ricerca di qualcosa che colmasse il vuoto lasciato da Samanta Schweblin, di cui sono grande estimatrice, in attesa di leggere qualcosa di nuovo scritto da lei. Posso confermare che il consiglio è stato azzeccatissimo perché non solo ci ho ritrovato diversi elementi simili alla scrittura di Schweblin ma anche a quelli di Shirley Jackson. Lucas, il protagonista, fa rientro alla casa dei genitori ma invece di entrare dalla porta principale rimane a osservarla da fuori, di nascosto. La casa sembra quella di una volta ma tutto in realtà è cambiato a partire dai nuovi proprietari: due uomini che una notte si sono fatti ospitare dal padre di Lucas per non andarsene mai più. Un racconto che alterna presente e passato per mostrarci quella notte e tutto quello che ne è venuto dopo: piccoli tasselli che man mano si incastrano, e rendono tutto più chiaro mentre l’atmosfera diventa a ogni pagina sempre più cupa e soffocante. Natalia García Freire costruisce, attraverso immagini vivide che attivano i cinque sensi, una storia colma di tensione che si legge come in punta di piedi, in angosciante attesa che arrivi qualcosa di terribile a distruggere tutto il mondo di Lucas, fatto di insetti, piante, dolore e rabbia.
Quando mi trovo davanti a libri come questo, con certe scritture che lavorano moltissimo sull’immaginazione, la mia testa si mette immediatamente a disegnare e poi la segue la mia mano. L’ho fatto anche stavolta, con un pezzo che mi ha toccato particolarmente e di cui vi riporto degli estratti.


E così ho disegnato ogni giorno un pezzetto di quel muro, immaginando cosa poteva aver visto Lucas. Ho studiato le lobularie e le celosie, ho ragionato su come una candela illumina una stanza. E poi, quando il disegno era quasi finito, ho pensato che per me questo 2022 è stato come per Lucas quando ha visto quel giardino rossiccio.

Come Lucas mi sono fatta coraggio a recuperare una candela per fare luce nel buio. Ho tentennato, vacillato, acceso e spento la candela spaventata di vedere troppo, di svelarmi. Poi, presa dall’impeto delle prime volte, ho illuminato ancora quella stanza e quando la luce mi ha mostrato ogni singola foglia, ogni più piccolo petalo, ciascun filo d’erba io non ho più avuto dubbi: avevo davanti il mio giardino, quello che avrei sempre voluto abitare, quello di cui mi sarei voluta prendere cura alla luce del sole, anche io come Dio con un cappello a tesa larga sulla testa. Ecco, in questo 2022 ci sono cose che finalmente ho fatto, cose che, invece, non ho fatto, cose che avrei potuto fare meglio e cose che non avrei dovuto fare. Ogni cosa, anche la più piccola, mi ha portata ad avere la mia stanza e il mio giardino. Vi dirò: a me va bene così.
Qualcosa da portarci nel 2023
Tra i messaggi di auguri ricevuti nei giorni scorsi mi voglio portare nel 2023, questo qui sotto. Lo ha scritto Valentina Aversano nel suo canale telegram (che vi consiglio vivamente di seguire) e credo ne farò il mio mantra per i giorni a venire: riprendiamoci il tempo per sentirci bene.


Ho appena finito Nimona di ND Stevenson, un regalo inaspettato che mi ha fatto Francesca, una delle persone belle conosciute in questo 2022. Mi ha regalato questa graphic novel non sapendo che qualche anno fa ho deciso assolutamente senza criterio o motivi particolari che “il genere fantasy assolutamente no”. E invece sono stata colpita e affondata. Nimona è una ragazzina dai poteri strabilianti che sogna di diventare il braccio destro di un cavaliere fuorilegge. Ecco, ora voi penserete di aver capito e invece no, ve lo dico io: non avete capito nulla. Sappiate che è una storia che strizza l’occhio ai temi LGBTQ e che nel 2023 potrebbe arrivare il film su Netflix. Io già fremo.
Sto leggendo Scrivere di Anne Lamott, tradotto da Claudio Silipigni, all’incirca da marzo: ne leggo un pezzetto e poi lo mollo. Me lo sono portata ovunque dicendomi che lo avrei finito e invece no. Mi spiace stia andando così tra me e questo libro: andrà meglio stavolta?
Leggerò La solitudine dello spazio di Tillie Walden perché dopo aver scritto dappertutto che lo volevo, con mia grande sorpresa, l'ho finalmente trovato sotto l'albero (grazie marito!). Si tratta di una raccolta di storie con le quali Tillie si è fatta notare per il suo talento infinito. Lei è la mia fumettista preferita e sogno di scrivere un pezzo sulle sue graphic novel tradotte in italiano da quando ho aperto il blog. Sento che il 2023 sarà l’anno buono. Incrociate le dita anche voi.

Stavolta non vi consiglio nessun podcast o serie tv, ma persone:
parto da Francesca Romana De Bernardino con la sua Sfoglia, una newsletter che ha creato per poter dare sfogo alla propria fissa di collezionare libri di cucina. È quindicinale e ogni numero è pieno zeppo di titoli e di storie di persone che lavorano con il cibo o che fanno tutt’altro nella vita ma sono appassionate come lei. Non ti interessa nulla di cucina? Non preoccuparti, Francesca ci mette così tanta passione che pure tu cadi nel tunnel della letteratura gastronomica. E poi: ne sa a pacchi e non se ne vanta.
Agnese Baini, giornalista, fotografa di piatti dove è già stata fatta la scarpetta, cucitrice di quaderni e creatrice di Matilda, una newsletter podcast che parla di libri, libri, libri e libri, come lo si farebbe davanti a uno spritz. Adoro mettermi là e ascoltare la sua voce che racconta le letture fatte e i collegamenti che ne vengono fuori. Lo fa in modo semplice e soprattutto senza alcuna spocchia. Il più delle volte, finita la puntata, mi ritrovo a cercare i libri di cui parla.
Di Valentina Aversano ho parlato tante volte, anche perché se scrivo e disegno Qualcosa lo devo in buona parte a lei. Faccio il suo nome, non solo perché è una di quelle persone luminose che mi hanno accompagnato in quest'anno, ma anche per segnalare una cosa pazzeschissima che ha lanciato la settimana scorsa e che, se amate la creatività, non potrà non piacervi o stuzzicarvi: potete scriverle una lettera per chiederle o raccontarle cose su ispirazioni, idee, progetti e routine creativa, e su eventuali blocchi o clic che fanno scattare la scintilla. Io sono ancora indecisa su cosa scriverle ma è in punta di penna, ecco.
Quest’anno poi, oltre all’esordio di Qualcosa, ci sono stati anche quelli dell’Atlante delle idee, la newsletter di Satya Marino, dove raccoglie tutte le cose che la incuriosiscono e appassionano e di Alessandro Chiarotti, una newsletter che testimonia l’esistenza di persone che usano ancora l’analogico nonostante il nostro mondo sia totally digitale. Se amate la fotografia è proprio la vostra tazza di te.

Mi sembra incredibile ma ci siamo: il 2022 volge al termine, così come questo numero anche perché, come avrete capito, devo immediatamente andare a fare la spesa: però scrivetemi soprattutto se secondo voi c'è qualcosa che manca nella lista e che mi devo assolutamente riportare su (si, diciamo anche questa cosa qui). Ci vediamo dall'altra parte, allora.
Ps. Nello scorso numero ho lanciato il mio account su Ko-fi, con il quale potete sostenere questa newsletter e indovinate un po'? Il link era rotto. Ora dovrei aver sistemato tutto.
Grazie di cuore e buon nuovo inizio
Alice
