Due mail
Durante questo primo anno di Qualcosa ho ricevuto diverse mail dopo i vari invii fatti: ho letto consigli, ricevuto affetto e gratitudine, ho stretto amicizie e custodito segreti. Leggerle, mi ha dato ogni volta una spinta in più ad andare avanti, a continuare. Tra queste mail ne ho ricevute due, in tempi diversi e lontani tra loro, che mi si sono appiccicate addosso, spettinandomi e scomponendomi come farebbe una folata di vento improvvisa.
La prima mail mi chiedeva come fossi arrivata a scrivere una newsletter, i passi fatti e magari qualche consiglio da provare a seguire, anche solo per gioco. Voleva capire quali fossero i miei progetti. Che cosa vedi, mi chiedeva.
La seconda metteva l’accento sul fatto che siamo sempre concentrati sulle cose che vorremmo fare, quelle che pensiamo di dover fare. Diceva: non sappiamo premiarci per i traguardi raggiunti. E mi consigliava di non focalizzarmi sulla montagna ma su tutto quello che c’era oltre.
Queste due mail, sono diventate la miccia di cui avevo bisogno per scrivere questo numero di giugno.
A me sembra, che queste mail siano in dialogo tra loro, legate da un filo rosso. Quando le ho lette, la prima a giugno 2022, e la seconda a giugno 2023 - e se non è un segno questo non so cosa possa esserlo - ero in due punti diversi di questa mia idea che si chiama Qualcosa: ai primi invii e dopo aver raggiunto il traguardo del primo anno. Erano, e sono, domande di altrз ma, nel leggerle, ho capito che erano anche le mie. E allora mi sono chiesta: sarà mica arrivato il momento di rispondermi?
Ci ho girato intorno per un po’, i giorni passavano e io mi convincevo di una cosa: di non poter rispondere.
A me, manca il metodo.
Vorrei essere una di quelle persone che nel momento creativo si siede sempre in un certo luogo, che sorseggia del matcha, che scrive solo in un quaderno bellissimo e con le pagine lisce e spesse, dove l’inchiostro non passa mai dall’altra parte.
Qui, però, non funziona così. C’è il caos più totale: a volte scrivo sul pc di lavoro, altre volte sull’iPad, altre ancora sul telefono. Lo faccio sulla scrivania, oppure semi sdraiata a letto e molto spesso in macchina (mentre guida un’altra persona, eh). Di quaderni ne ho una marea e sono disordinati, con le pagine illeggibili perché sono fini e io ho usato una penna che non va bene. E non c’è matcha sulla mia scrivania, ma delle schifosamente buone patatine al formaggio.
E se non ho un metodo ma solo caos come posso dirti fai così, o fai colà? Come posso consigliare qualcosa?
Ma poi… è così fondamentale questo metodo?
A me muove l’esigenza che mi stringe le viscere, che mi ossessiona fino a quando non mi siedo a scrivere e a disegnare. Molto spesso le mie giornate si sviluppano alla ricerca continua del trovare un momento mio, intimo, personale e segreto, un momento in cui riuscire a rispondere a questa forza che mi muove e che non mi abbandona fino a quando io non me ne prendo cura. Io mi obbligo a fare, è questo il mio metodo. Nelle settimane precedenti alla nascita di mia figlia, l’ostetrica che mi seguiva, parlando del parto, mi disse: “non aver paura di nulla, tu sappi che il tuo corpo saprà benissimo che cosa fare in quel momento”.
Così succede nell’atto creativo: il mio corpo sa e faccio perché tutto nel mio corpo dice
E mentre pensavo a questo fatto qui, mi sono ricordata dei passi fatti: mi è tornato in mente che nella mia vecchia camera ho una scatola piena di diari dove ho scritto pagine e pagine di parole per amori non corrisposti, amicizie coinvolgenti, piccoli grandi dolori dell’adolescenza.
Che ai tempi dell’università facevo un gioco segreto con la mia amica Alice di scambiarci dei componimenti poetici (ma lei, che ha studiato letteratura, non li chiama così) e sempre in quegli anni mandavo via mail piccolissimi racconti a mio padre per fargli sapere cosa succedeva nella mia vita.
Mi è tornata in mente anche la prima volta che ho visto i disegni di Cinzia, la mia compagna di banco alle elementari, che a 7 anni era già bravissima a disegnare e che io avrei voluto esserlo come lei. E di quando Alessandra, alle medie, mi chiese di usare i miei pattern paisley per i suoi bozzetti di moda. E di come le facce che disegno oggi, ci sono sempre state.
Forse oggi non riuscirò a rispondere a tutte le domande che mi (s)muovono ma mi sembra un buon inizio aver capito i passi fatti, e quindi anche i traguardi raggiunti. E poi: cosa vedo? E cosa c’è oltre la montagna? Vedo, e so, che la montagna è fatta di tutte queste cose qui, è fatta di me.
Un consiglio però voglio dartelo. È un esercizio semplice ma magico che è stato il mio la, il mio inizio, mi ha messa a fuoco in un modo speciale. Viene da quella mente pazzescamente luminosa che è Simona Sciancalepore aka LaScianca (lo trovate qui dentro), e ne avevo già scritto qui: basta scrivere a delle persone che ti conoscono per chiedere in regalo delle parole che parlino di te. Provalo. Poi mi dirai.
correva l'anno 2021, e disegnavo solo su carta
Se vuoi lavorare con me, te lo dico, questo è il momento giusto per scrivermi e capire se posso esserti d'aiuto.
Continuo a formare i miei librai del cuore, Francesca e Giovanni de L'ora di libertà e sono molto orgogliosa di tutte le meraviglie che stanno facendo sul loro instagram (tipo questo reel), e poi, siccome sto per iniziare anche due nuove collaborazioni molto interessanti, gli spazi in agenda iniziano a diminuire: se hai bisogno di un aiuto tecnico per far partire la tua newsletter, di uno sguardo sul tuo feed, di una mano con i social, qualunque sia il tuo caso, beh, questo è il momento di mandarmi una mail (wink wink).
Domenica esce una nuova puntata di Illustrami, con un'illustratrice pazzesca che non vedo l'ora di farti conoscere: se vuoi comodamente riceverla nella tua casella di posta ti basterà aggiornare le tue preferenze (trovi il link alla fine della mail) e flaggare il quadratino dove dice che vuoi ricevere anche i post del blog. Se lo hai già fatto: urrà!
Ho appena finito Non stancarti di andare graphic novel di Teresa Radice e Stefano Turconi. Che botta! Volumone bello importante sia nel formato che per il contenuto: una storia d'amore piena piena di attualità, e di viaggi che possono essere diversi in base al tuo paese d'origine.
Sto leggendo Qualcuno che ti ami in tutta la tua gloria devastata di Raphael Bob-Waksberg, traduzione di Marco Rossari. Avevo bisogno di tornare ai racconti e che fossero brevi e leggeri. Per ora, tutto fila liscio.
Leggerò il primo volume di Un'estate fa di Jordi Lafebre e Zidrou perchè me lo ha consigliato Daria e mi sembra perfetto per dare il via alla mia, di estate.
Stavolta questa rubrica ospita, suo malgrado, non qualcosa che wow, ma qualcosa che vergogna! Ho ripreso a guardare Valéria, che avevo abbandonato a due puntate dalla fine della seconda stagione: pensavo di averne avuto abbastanza ma, ahimè, ci sono ricascata. E nonostante io sia consapevole sia un po' come un Harmony per immagini, il Sex and the City in salsa brava (maddecchè), non riesco a smettere di guardarlo. A ognunǝ il proprio guilty pleasure!
Beh, ho finito! Grazie per avermi letta. Devo assolutamente ringraziare con tutto il cuore Tiziano e Federico per aver innescato questo numero di Qualcosa. Mille cuori a voi.
Magari a luglio e agosto riprendo un po' di domande lasciate sospese, trovando dei passi da fare per cercare di mettere ordine al caos. Ti piacerebbe? Allora dimmelo via mail, dai!
Buon inizio di luglio, ciao!